per sempre
solo per sempre
cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo
per sempre
solo per sempre
c’è un istante che rimane lì piantato eternamente

Da quando ho ascoltato per la prima volta “Per sempre“, canzone di Luciano Ligabue (Mondovisione, 2013) non riesco a non pensare che ci sono testi che sono veri e propri film. Testi visivi che riescono a restituirti frammenti, quasi fotogrammi che scorrono davanti ai tuoi occhi mentre li ascolti. Il mio personalissimo film dettato da questa canzone è tutto dedicato ai Cristoforo, Vanna, Aldo, Maria, Argene, Angela. E’ un film in ordine sparso fatto di istanti che “rimangono lì piantati eternamente” che hanno, volente o meno, condizionato la mia vita e continuano a farlo. A volte ascoltare la musica è un pò ascoltare se stessi. Un pò ritrovarsi, un pò fare dei link, un pò diventare autore per traslare dalla memoria, alla canzone, ad un eventuale altro mezzo. A volte ascoltare una canzone è un’operazione fortemente transmediale ed autobiografica che porta a nuovi storytelling. Ecco cosa mi è successo ascoltando questa canzone.

Sono stata sommersa da ricordi e dettagli, totalmente slegati al racconto personale di Ligabue, che spaziano dalla bistecchina di carne accostata a quella di pollo, ai giri in bicicletta, alla fuga della scrofa in giardino, alle case a Viareggio, all’uncinetto, dalle feste di compleanno, agli odori di canfora e sigarette, e poi ancora tartarughe, gnocchi fatti in casa, santuari, racconti di altre epoche, serate alla Tv con Celentano e i suoi film, le figurine, l’ape maia, i gerani, le ciliegie, il dito chiuso nella portiera della macchina, lo spiare dietro le verande, il cappotto bello, le foto sul lungomare o al porto di Viareggio, il semolino, i ricci bianchi, i capelli rossi, i racconti della guerra, i mondiali.

Mille frammenti che mi porterò  dentro solo per sempre. Grazie nonni.