Quando ho intrapreso la lettura di “Fare impresa è un lavoro creativo“, mi sentivo un pò in bilico tra la curiosità tipica di chi divora manuali che cercano di istituzionalizzare in qualche modo il “modus operandi” dei creativi o di chi dispensa a volte ottimi consigli (a volte meno) e il tipico terrore di iniziare un testo che affronta questo argomento da un punto di vista non privilegiato: ovvero da quello dell’Italia. Scusa te il pessimismo ma in anni di studio tolte alcune veramente brillanti eccezioni (tra la quali annovero così a memoria Max Giovagnoli, Riccardo Luna, Arturo di Corinto ma anche Gianni rodari) il 90% dei testi in questione sono targati USA, UK, Germania…insomma “out of Italy”.

Un pò perchè il nostro bel paese, tolte alcune eccezioni fantastiche come quelle citate e altre che ora non sto a citare, non sembra mai essere pronto “al momento giusto” per affrontare gli hot topic del mercato. Inutile forse ricordare che in Italia lottiamo ancora per introdurre le LIM a scuola, perchè il web marketing viene ancora visto con sospetto, la banda larga è ancora un eufemismo ecc. Figuriamoci il lavoro creativo…

Detto questo, come ben ricordava Riccardo Luna qualche settimana fa durante un talking ospitato dallo IED di Roma (raccontato tramite post e video sul mio sito qui), esiste una realtà che si sta facendo largo nonostante tutte le opposizioni del caso, gli ostacoli burocratici e quasi fisici (la rete appunto per esempio): ed è la realtà delle start-up, dei makers, di chi ha un’idea e in questo panorama ormai asfittico del lavoro cerca di mettersi in proprio.

Ecco il peso che sentivo nell’iniziare “Fare impresa è un lavoro creativo – 8 mosse per capire se hai l’idea giusta”, scritto da Stefano Gangli, direttore creativo – non nuovo alla pubblicazione di contenuti sui temi della creatività e del “fare impresa”.

Devo ammettere che sono rimasta davvero felicemente sorpresa. Il libro è un ottimo vademecum che in 8 punti descrive le caratteristiche salienti che un’idea deve avere per poter diventare un’impresa presente sul mercato facendo riflettere in maniera puntuale tutti i creativi che pensano di aver avuto un’idea così innovativa tanto da credere di poterla trasformare in un business di successo. Due le sezioni su cui si articolano i temi. La prima descrive il panorama in cui oggi  in cui oggi si muovono le PMI dal quale  emergono evidenti differenze rispetto a come tradizionalmente viene inteso. Uno scenario in cui la chiave di lettura è “cambiamento” che, se trascurato, inevitabilmente non perdona le imprese poco attente ad esso. Una sezione che si identifica nel concetto delle “imprese che attendono mandando avanti quelle che si muovono”. Il libro si esprime poi compiutamente nella seconda sezione, le 8 mosse, dove l’autore entra più nello specifico del proprio know-how e parla direttamente ai creativi, quelli che si fanno rapire dalla propria idea a tal punto da ritenerla l’intuizione più geniale che si possa avere. Gli 8 punti aiutano ad ordinare le pedine sulla scacchiera fino ad arrivare a capire se il gioco vale la candela o no.

Tutto nasce da quella folgorazione: l’idea. Idea intorno alla quale si consuma la vita del creativo. Idea che rapisce, che fa riflettere, che fa parlare, che ci fa parlare addosso ma che – purtroppo – spesso non diventa realtà. Nel testo Gangli ben illustra quale dovrebbe essere la caratteristica dell’idea “buona”: “[…] entrare nella quotidianità delle persone, e cambiare le loro abitudini, il loro stile di vita. […] Genio non è, in questo caso, solo l’ideatore di ciò che non esisteva, ma anche chi è capace di vedere in qualcosa che esiste un valore aggiunto incoraggiato dai tempi e dai modo di pensare che cambiano. […]”.  L’idea deve servire a cambiare qualcosa in meglio trasformando la novità in una nuova consuetudine, creando quindi un beneficio per il potenziale pubblico trasformando quest’ultimo così in clienti. Ma chi è il creativo oggi? Questa è una delle domande fondamentali poste nel libro. Oggi, a ben pensarci a tutti gli imprenditori infatti è richiesta una buona dose di creatività, nella ricerca dei mercati, nella comprensione dei procedimenti, nell’innovazione e nella formulazione delle proposte.

Insomma attraverso un linguaggio accattivante e ricco di fermezza questo volume – che consiglio a tutti quelli che come me con la creatività lavorano o a chi ci vuole lavorare o a chi, come i sopra citati imprenditori – ci dovrebbe lavorare –  lancia degli spunti di riflessione notevoli sulla situazione economica dei nostri mercati “affetti” da una crisi (che per quanto seria e drammatica a volte è una scusa), su come fermarsi a ragionare prima di proporre un’idea e su come proporla, sul concetto di target, sulle lobby e sui network e su molto altro ancora. Un libro che farà parlare di sé e che può rappresentare davvero un buon momento di autoanalisi e riflessione a fronte di un’idea, perchè, come ben cita l’immagine qui sopra: “Il mondo non ha bisogno di chi sa avere idee, senza sapere come realizzarle”.

Buona lettura! PS Il libro è acquistabile in versione cartacea sia come e-book a questo link.

 

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Stefano Gangli ha appena pubblicato il libro “Fare impresa è un lavoro creativo – 8 mosse per capire se hai l’idea giusta”. Il libro suggerisce i punti da tenere presenti per tradurre l’idea di un creativo in impresa. Uno scritto suggerito dalla difficoltà generale dei “creativi” nel creare impresa da una propria idea in un mercato nuovo come quello che viviamo.
42 anni, vive e lavora a Roma. Direttore creativo dell’agenzia di comunicazione SignDesign, dal 2000 si occupa di creatività e strategie di comunicazione per aziende, enti e aggregatori di imprese con una particolare specializzazione per i brand made in Italy. Per oltre un decennio è stato docente presso lo IED di Roma, è direttore e fondatore del progetto editoriale Livingroome, media for design. Autore di numerosi articoli e contributi per testate e blog.
È membro dell’ADCI – Art Directors Club Italiano.