Sabato 15 e domenica 16 novembre Settimo Torinese come tradizione ha reso omaggio al cavolo, da sempre, indiscusso protagonista della Fera dij Còj.

Erano anni che non partecipavo alla Fiera, ormai vivo a Roma dal 2008, ed è stata per me una giornata davvero speciale che mi ha riportato indietro nel tempo. Un pò perchè ho sempre amato le fiere, un pò perchè questa è davvero speciale oltre che una delle più antiche fiere d’Italia poiché le sue origini si ritrovano in un decreto regio del 1848 firmato dal re Carlo Alberto di Savoia. La fiera infatti fu istituita alla vigilia della prima guerra d’Indipendenza. Con le patenti del 14 marzo 1848 il re Carlo Alberto autorizzò il Comune di Settimo a organizzare una fiera d’autunno, nel mese di ottobre. Su richiesta degli amministratori municipali, una quindicina di anni più tardi, il re Vittorio Emanuele II permise di posticipare la fiera a metà novembre. Già allora, al posto d’onore della rassegna figuravano i cavoli, per i quali l’agricoltura settimese andava famosa in tutta la provincia.

 

coj manifesto

 

Come suggerisce bene il nome la Fiera è dedicata al cavolo, e nel week end dell’iniziativa vengono riproposte diverse iniziative legate al “cavolo”, come mostre, rassegne orto-floro-frutticole, zootecniche, delle macchine agricole, dell’artigianato e dell’hobbistica, con concorsi gastronomici, cene e moltissime altre iniziative ed appuntamenti culturali. Anche le vetrine dei negozi vengono addobbate con i cavoli in maniera davvero creativa. Legate a questa ricorrenza sono anche due figure tipiche: il “re dij Coj” (re dei cavoli) e la “regina dle verze” (regina delle verze) .

 

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I cibi tipici della fiera, ovviamente, prediligono un ingrediente: agnolotti del cavolo al burro e salvia, salamino alla piastra con crauti, pes-còj, zuppa di cavolo ma sono molto presenti anche  polenta alla piastra con formaggi dell’Alpe,  frittelle di mele .