Ogni settimana si va con Leonardo a scegliere i libri nella bellissima biblioteca di Settimo Torinese, un posto veramente magico per i piccini (ma anche per i grandi), sempre ricco di novità in catalogo.

Il patto con Leo è ormai questo: visto che ha una biblioteca privata enorme per la sua età (tali genitori, tali figli…), tolte le occasioni di regalo (Natale, Befana, compleanno) i libri all’80% (devo essere realistica perché in realtà ne ho appena comprato uno per lui…) si prendono in biblioteca e solo quando si rimane folgorati da un volume questo viene acquistato. Al momento dopo mesi e mesi di questa nuova regola Leo è rimasto folgorato solo da tre libri. Dei primi 2 ho già scritto in articoli diversi (“Non si toglie!” di Shinsuke Yoshitake – edito da Salani, “Volo con te ” di Sabrina Colloredo e Marco Brancato – edizioni Carthusia) e li abbiamo chiesti e ottenuti da Babbo Natale, il terzo invece è “Il grande muro rosso” di Britta Teckentrup (edizione Gallucci) del quale vi parlerò oggi (e che purtroppo non siamo riusciti a trovare come acquisto).

Questo incredibile e insospettabile volume è una vera a propria perla da un punto di vista filosofico e di riflessione, permette infatti di toccare temi contemporanei e temi di crescita per poter poi parlarne insieme. Il libro è dedicato “A chi non ha paura. E a un mondo senza muri”, dedica molto attuale viste le inclinazioni destre della politica mondiale e le tendenze a ghettizzare il diverso, incredibile ma vero nel 2020 il muro sembra ancora una soluzione per tenere lontano l’altro e, come riassume questo articolo, moltissimi ne sono stati costruiti o sono in previsione di costruzione.

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La storia raccontata è quella di Topino e degli abitanti (animali) di un luogo circondato da un muro, un Grande Muro Rosso che era sempre stato lì e nessuno aveva mai valicato.

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A differenza degli altri Topino era molto curioso di sapere cosa ci fosse al di là del muro ma nessuno degli animali lo assecondava nelle sue fantasie anzi tutti mostravano scetticismo, rassegnazione se non paura. Finché un giorno arrivò in volo un uccello colorato e Topino decise di seguirlo dall’altra parte del muro….

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Insomma, oltre ad essere splendidamente illustrato e raccontato, questo libro è, a mio parere, un vero e proprio fiore all’occhiello nell’ambito della letteratura per l’infanzia perché permette aperture mentali e mette in crisi certezze, ci pone (tutti) di fronte a concetti vitali come la libertà, la non omologazione, la necessità di usare curiosità e intelligenza per non permettere ad altri di ingabbiarci con i loro muri, reali o fittizzi. Ma ci ricorda anche che il coraggio risiede in tutti noi a prescindere dalle dimensioni (vedi Topino) e quindi dall’età, dalla razza, dall’esperienza.

Davvero imperdibile.

Torno su questo post qualche giorno dopo perché ieri sera mentre leggevo a Leo alcune pagine tratte dal bel volume “Cento Gianni Rodari. Cento Storie e filastrocche. Cento Illustratori”(Edizioni EL) mi sono imbattuta in “La strada che non andava in nessun posto” (illustrazione di Nila Aye) e mi sono resa subito conto che trama e morale erano perfetti per essere citati qui.

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La storia racconta di un paese alla cui uscita si trovavano tre strade: una andava verso il mare, una verso la città e la terza non andava in nessun posto o almeno così dicevano tutti i cittadini a Martino, un bambino curioso che a furia di indagare venne soprannominato Martino Testadura. Martino non si arrese alle risposte e così un bel giorno intraprese la strada e ….

Rodari ci spiega con bellissime parole che “certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova”. Non potevo terminare il post con un invito più bello, all’arrembaggio cari lettori!