Finalmente sono andata a vedere l’ultimo film di Ken Loach, che avevo incontrato per una chiacchierata durante la sua ultima visita a Roma proprio in occasione del lancio di “Jimmy’s Hall”. Ken ha la straordinaria capacità (come gli ho detto nel nostro incontro) di farmi sentire “meno sola” con i suoi film e questo piccolo ma intenso miracolo si è avverato anche questa volta.

 

KEN

 

“Jimmy’s Hall – Una storia d’amore e di libertà” (Gran Bretagna, Irlanda e Francia, 2014, 109′), è un film pieno di passione che Ken Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty hanno tratto da un’opera teatrale di Donal O’Kelly, a sua volta ispirato a fatti storici. Siamo nell’Irlanda del 1932, nella contea di Leitrin (quella stessa Irlanda che il regista aveva posto al centro del suo cinema con “Il vento che accarezza l’erba”). Poco più di dieci anni dopo la guerra di liberazione dalla Gran Bretagna, il “peccato” (se così lo possiamo chiamare) di Jimmy Gralton (ativista realmente esistito) è stato quello di avere costruito una sala da ballo in campagna, in un’Irlanda sull’orlo della Guerra civile. La Pearse-Connolly Hall è un locale dove i giovani possono andare per imparare, discutere, sognare, cantare, commentare poesie e soprattutto per ballare e divertirsi. L’attivista politico Jimmy Gralton è stato deportato dall’Irlanda nel 1930 quando il Red Scare viene combattuto duramente dall’Inghilterra perché visto come una minaccia alla stabilità del Paese.

Mi fa molto sorridere la descrizione pubblicitaria che accompagna il film: “Il film più solare e ottimista di Ken Loach” ….

 

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…. il regista infatti, da figlio di operai ha dedicato tutta la sua opera cinematografica alla descrizione delle condizioni di vita della classe operaia e ci ha abituato a i suoi film di denuncia che hanno attraversato la famiglia (“Family Life”, “Ladybird Ladybrird”, “Sweet Sixteen”), la ferrovia (“Paul, Mick e gli altri”), la disoccupazione (“Piovono Pietre”), il cantiere (“Riff Raff”), la guerra (“La Canzone di Carla”, Terra e Libertà”), la precarietà (“In questo mondo libero”, “Bread and Roses”) il calcio (“Il mio amico Eric”), l’alcool (My name is Joe”), l’amore (“Un bacio appassionato”) e, ora, il ballo. Si ma il ballo di “Jimmy’s Hall” non è un “ballo leggero”. Perchè nella Hall di Jimmy si inizia con il ballo e “si finisce con i libri”, le persone pensano e creano, si uniscono e si organizzano e questo fa molto paura ai latifondisti e alla chiesa di allora così come fa paura ai padroni e all’istituzione religiosa di adesso.

Ken Loach è riuscito a raccontare un episodio veramente triste della storia irlandese moderna (l’ennesima “storia fuori dai libri di storia”) – la deportazione senza processo del di uno dei suoi cittadini, James Gralton – realizzando un film sorprendente. Ricco di contenuti, carico di emozioni. Cito ad esempio per i contenuti il discorso di Jimmy, un fantastico e affascinante Barry Ward, davanti agli sfrattati e per le emozioni la scena del ballo (che vedete qui sotto nei due fotogrammi) quando i due ex innamorati che si ritrovano dopo 10 anni con una vita ormai inconciliabile (lei è sposata e ha 2 figli), trasmettono -senza nemmeno un bacio ma “solo” ballando – un erotismo e una passione assoluti.

 

balloballo2

 

Grazie anche alla – come sempre – ottima sceneggiatura di Paul Laverty, Ken Loach ci ricorda di non delegare la nostra vita a chi forse ci rappresenta (politici, istituzioni religiose ecc.) e ci invita a viverla con coinvolgimento e gioia, perchè noi “vogliamo il pane ma anche le rose”. Un film da vedere assolutamente.

 

Qui il trailer.