Ieri sono andata – finalmente – a visitare la bella mostra antologica dedicata a Escher al Chiostro del Bramante. La mostra – prodotta  da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, curata da Marco Bussagli, con il patrocinio di Roma Capitale – è interamente dedicata all’artista, incisore e grafico e mago nell’iper suggestione del disegno, olandese e ne contestualizza il linguaggio artistico.

Per Escher il termine artista forse risulta addirittura riduttivo, forse sarebbe più corretto definirlo un intellettuale in grado di osservare la natura in un altro modo, con un punto di vista diverso,al punto di riuscire a coglierne le sue bellezze geometriche, regolari nascoste. Le parole che più mi vengono in mente ripensando alla mostra sono proprio la sconcertante bellezza della forma che si rende sostanza, il meraviglioso, il bizzarro e la capacità di osservazione. Il passaggio continuo tra oggetti tridimensionali e bidimensionali, la ricerca profonda sulla percezione, le mille implicazioni geometriche e matematiche rendono questa esperienzadi incontro con Escher (artista nato nel 1898 a Leeuwarden, in Olanda e morto nel 1972 a Laren, sempre in Olanda) e le sue opere (soprattutto incisioni e litografie) un vero e proprio viaggio tra architetture impossibili, sfere e visoni bizzarre di uno degli artisti grafici più famosi del Novecento.

E uscendo dalla mostra mi ha fatto piacere che anche lui, come me ha vissuto e respirato Roma a lungo, dal 1923 al 1935 infatti abitò in un appartamento su due piani al 122 di via Poerio, di cui lui stesso aveva disegnato le linee intrecciate del pavimento e di cui sono esposte alcune mattonelle. A questo periodo risalgono le sue fughe notturne in giro per la città (Il Colosseo, Colonnato di San Pietro), e come se non bastastasse è  il suo studio della casa romana quello che si proietta dietro di lui nella Mano con sfera riflettente (1935), il selfie per antonomasia.

 

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Nella mostra, che è visitabile fino al 22 febbraio 2015 e che vi consiglio caldamente, troverete  anche opere comparative quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico e Giacomo Balla.