Lo scorso week end sono tornata per la seconda volta in Polonia, a Cracovia per seguire il Treno della Memoria organizzato da Terra del Fuoco. Giunto alla sua settima edizione, il Treno della Memoria nasce come ricerca della nostra memoria e delle nostre origini nel periodo in cui le testimonianze dirette dei terribili accadimenti della 2° Guerra Mondiale iniziano a sparire definitivamente. Nel corso delle sue edizioni il Treno ha saputo maturare le proprie riflessioni sino ad arrivare a proporre un percorso di educazione non formale tra pari per i suoi sempre più numerosi partecipanti. Il Treno della Memoria è innanzitutto un percorso educativo della durata di un anno che si basa su quattro parole chiave: storia, intesa come approfondimento del fenomeno Seconda Guerra Mondiale, della sua ricaduta sui territori e dei punti più bassi raggiunti dalla recente storia del mondo. Memoria, intesa come personalizzazione, incontro e confronto con i pochi testimoni superstiti, con le realtà che operano per conservare la memoria e soprattutto con i luoghi che ne sono impregnati. Testimonianza ovvero l’incontro con tutte le situazioni che nel presente vedono la perdita della dignità e dei diritti umani, per non dimenticare che il “non deve accadere mai più” dipende dallo sforzo collettivo di tutti, e infine impegno, perchè tutti, nel piccolo e nel quotidiano delle nostre vite, possiamo vigilare e contribuire al non ripetersi degli errori del passato. Il centro del progetto è il viaggio a Cracovia che si svolge tra la fine di gennaio, in occasione del Giorno della Memoria (27 gennaio), a Febbraio e a Marzo. Il viaggio ha come scopo ultimo la visita al Campo di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau, la rielaborazione della visita stessa, attività nei gruppi educativi  e la presentazione della fase di testimonianza legata ai temi di attualità e all’impegno. Il Treno della Memoria si configura come un’esperienza molto forte, che coinvolge i giovani partecipanti in riflessioni profonde che si pongono l’ambizioso obiettivo di stimolare nei ragazzi una partecipazione attiva ed una conoscenza che, partendo dalle tragiche vicende storiche della 2° Guerra Mondiale, arrivi ad analizzare in maniera critica e costruttiva il presente che li circonda.

Pur trattandosi della mia seconda visita ad Auschwitz-Birkenau con il Treno della Memoria (e quindi in compagnia di circa 600 ragazzi delle scuole medie superiori, questa volta provenienti da Piemonte e Trentino), anche questa visita mi ha causato uno scombussolamento indescrivibile se non forse con le bellissime parole del testo di Auschwitz di Francesco Guccini:
” Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento…
Io chiedo quando sarà che l’ uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà …”

Il campo di concentramento di Auschwitz fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso situato nelle vicinanze di Auschwitz (in polacco Oświęcim), in Polonia. Facevano parte del complesso anche il campo di sterminio di Birkenau, il campo di lavoro di Monowitz, ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l’occupazione tedesca della Polonia. Il complesso dei campi di Auschwitz svolse un ruolo terribile e fondamentale nei progetti di “soluzione finale del problema ebraico” – eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati tra i quali rom, intellettuali, partigiani…) – divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio nazista. Auschwitz è diventato il simbolo universale del lager e dal 1979,  è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO visitabile dal pubblico. Auschwitz era un campo di concentramento, operativo dal 1940 e centro amministrativo dell’intero complesso. Qui le persone furono uccise, nella camera a gas ricavata nell’obitorio del Crematorio N.1, o morirono a causa delle impossibili condizioni di lavoro, di esecuzioni, per percosse, torture, malattie, fame, criminali esperimenti medici. Nei sotterranei del Block 11 di Auschwitz, la prigione del campo, il 3 settembre 1941 venne sperimentato per la prima volta dal vicecomandante del campo Karl Fritzsch, per l’uccisione dei prigionieri, il gas Zyklon B, normalmente usato come antiparassitario, poi impiegato su vasta scala per il genocidio ebraico. Birkenau era un immenso campo di sterminio, nel quale persero la vita oltre un milione e centomila persone, in stragrande maggioranza ebrei, russi, polacchi e zingari. Dopo l’arrivo dei prigionieri, questi venivano selezionati e quelli inabili al lavoro venivano condotti alle camere a gas con lo scopo di essere uccisi.

Camminare tra le baracche, calpestare quel terreno che è stato cosparso con le ceneri delle numerosissime vittime innocenti della follia nazista è destabilizzante. A volte si è colti da un senso di impotenza fortissimo, quasi fisico. Tanta crudeltà, tanta sofferenza, tanta morte così vicine a noi e così presenti in mille situazioni che ci circondano. Impossibile non correre con il pensiero ai centri di identificazione ed espulsione presenti in Italia, ai barconi, a luoghi simbolo come Rosarno così vicini a noi eppure così lontani.

Non c’è futuro senza memoria. Preservarla e difenderla ad ogni costo significa cercare di non permettere il ripetersi di azioni così brutali che spesso vengono catalogate in maniera semplicistica ed erronea come opera di un folle. Così non è stato e molto, tanto tutti noi possiamo fare perchè non si ripetano.