“Realtà della fotografia – Il visibile fotografico e i suoi processi storici” di Giacomo Daniele Fragapane è un saggio appassionante, edito da FrancoAngeli – collana Imagines (qui la scheda dell’editore e allo stesso link la possibilità di comprarlo direttamente). Capita veramente rare volte di appassionarsi ad un saggio al punto tale di non riuscire a posare il volume finché non si è terminata la lettura, ma ancor più rara è la sensazione di essersi arricchiti. Ecco, leggendo il volume di Frapane io mi sentivo una “spugna”, sottolinavo con la mia inseparabile matita, i passaggi che più mi colpivano, andavo a riprendere volumi di storia della fotografia e saggi, cercavo nel web riferimenti e immagini citate e facevo link mentali.  Certo di fotografia io sono sempre stata appassionata.

“La fotografia è un campo aperto di forze; numerose realtà vi si incontrano, vi si affrontano, vi si deformano – si potrebbe dire ribaltando una nota definizione di Roland Barthes. Forma e pratica esemplarmente sospesa tra modernità e postmodernità, essa è osservata in questo scritto come un territorio paradossale: un oggetto storico e teorico dalle molteplici sembianze, sempre negoziato dai linguaggi che lo attraversano e dalle funzioni che ne delimitano i generi e i regimi dello sguardo. Rispetto a tale polivalenza di compiti, le teorie fotografiche si sono dovute misurare con la difficoltà di circoscrivere uno statuto per quanto possibile univoco, ad esempio rispetto all’idea di un medium “incapace di mentire” o, viceversa, inevitabilmente mistificatorio. Una simile impresa non poteva che arenarsi su formule parziali o ambigue. Tanto riguardo alla “specifica” realtà della fotografia, alla sua natura semiotica, estetica, filosofica, etica; quanto, all’inverso, rispetto alle diverse concezioni culturali di cui essa si è fatta carico nel tempo. Tra storia, teoria e analisi dell’immagine, il saggio individua un territorio di ricerca e solleva una serie di questioni concernenti la dimensione dialettica della fotografia e il ruolo che in essa, in forme consapevoli o inconsce, hanno assunto talune figure e modalità del vedere.” Cosi ben riassume la quarta di copertina del volume.

Questo saggio nato, da cinque anni intensi di lavoro e di pensieri dell’autore, come ipotesi teorica che mettesse in discussione la teoria fotografica – confinata fino a qualche anno fa a circa 5 volumi conosciuti e citati da tutti – per arrivare a una teoria della fotografia aggiornata ad oggi ovvero al dibattito sull’immagine digitale, a quello sulla multimedialità e a quello ben più ampio sull’immagine.

La premessa del volume ci racconta proprio come la storia della fotografia sia innanzitutto la storia di fotografie sedimentate nella memoria culturale che hanno fatto nascere (o faranno nascere) altre fotografie. Quest’ultime hanno inglobato/ingloberanno idee, pratiche e strumenti della visione delle prime, riformulandole, confermandole o contraddicendole. Una storia di sguardi, un processo che accade a più livelli simultaneamente: nella storia sociale, in quella culturale, in quella tecnologica. Le immagini “si dispiegano dialetticamente nel tempo e dello spazio”. Questo perchè le fotografie sono oggetti dialettici, sono traccia di un pensiero di un’epoca quindi sono dei “fatti”. Ma la teoria, secondo Fragapane, non può e non deve fermarsi ai fatti quanto piuttosto raccogliere l’avvincente sfida di tracciare i mutevoli confini della fotografia stessa, sottolineando i processi di trasformazione, cercando di capire, o perlomeno a coglierne, la dimensione collettiva e quella individuale.

Nell’affrontare l’intrinseca storicità della fotografia, Fragapane offre una appasionante e dettagliata carrellata che tocca alcuni temi centrali della moderna teoria della fotografia: dall’evoluzione del medium fotografico, al ruolo dei processi mnestici e percettivi, fino ad arrivare all’estetica e alla costruzione storico-culturale di specifici modelli di realtà e forme di pensiero visivo.

E tutto questo, ve lo ripeto per l’ennesima volta lo sò, con una ricchezza e profondità di pensiero che mi ha portato a rileggere il testo due volte, a rifletterci su e a chiedere un appuntamento all’autore. Insomma ChiaraGP vi consiglia caldamente di approfittare di queste uggiose giornate per immergervi in questa lettura, ne uscirete diversi e accresciuti!

Come detto ho avuto il piacere di intervistare l’autore che mi ha regalato una serie di riflessioni profonde che sono lieta di condividere con voi. Le videointerviste sono ideate, prodotte e condotte da me, ChiaraGP, mentre le riprese e il montaggio sono di Giulio Pascali. Enjoy!

Come nasce l’ipotesi di questo saggio?

 

 

Immagini viste, immagini ricordate, immagini dimenticate.

 

 

Quanto in reltà la fotografia è essa stessa un medium transmediale?