Ieri sera sono andata alla  Casa del Cinema di Roma per assistere alla presentazione di Splendor. Storia (inconsueta) del cinema italiano di Steve Della Casa (editore Laterza).

Steve lo conosco dai tempi di Torino per incroci lavorativi e frequentazioni cinematografiche. Soprattutto è grazie a lui che ho partecipato nel 2002 alMaster di sceneggiatura e regia del film con Furio Scarpelli e Carlo Lizzani (al quale per altro ieri Steve ha dedicato un ricordo così come a Giuliano Gemma). Per chi non lo conosce Steve Della Casa è innanzitutto una persona innamorata del cinema, che ama raccontare i film, è critico cinmetografico, conduce Hollywood Party su Radio Tre, è stato direttore del Torino Film Festival e dal 2008 è direttore artistico del Roma Fiction Fest. Questo in breve.

Ieri la presentazione prevedeva un ospite d’eccezione, Francesco De Gregori, e Fulvia Caprara.

Splendor è un libro di 120 pagine che percorre 100 anni di storia del cinema attraverso una carrellata passionale che passa dai capolavori ai film di cassetta rilanciando quella meraviglia dettata dall’incontro tra l’incanto e la cialtroneria, suggestione perfettamente suggerita, tra l’altro, dalla copertina del libro che presenta la famosa scena del dialogo tratta dal film Intervista di Federico Fellini.

Nella prefazione del libro si legge che “Se dunque si può dire che il ventesimo secolo è stato il secolo del cinema, per l’Italia il cinema ha rappresentato molto di più. Il rapporto di odio-amore tra il cinema italiano e gli italiani scandisce anno dopo anno i mutamenti, gli assestamenti e le svolte della società. In alcuni periodi il cinema italiano è amatissimo in patria ed esportato un pò in tutto il mondo. In altri, la crisi sembra irreversibile e il pubblico rifiuta a priori qualunque film batta bandiera tricolore.” Beh in molti hanno analizzato questi dati, quella che invece Steve ha proposto (e che io mi sono letta Tutta dopo la presentazione) è una “storia sentimentale del nostro cinema” raccontando le molte storie che ne arricchiscono la sua natura mai propriamente industriale (piuttosto artigianale) e suggerendo alcune tra le infinite leggende metropolitane che comprendono dichiarazioni di chi il cinema lo ha fatto o di chi lo ha visto.

Un libro piacevolissimo che il cinema lo racconta fornendo però tantissime informazioni. Ve lo consiglio di cuore.