Ho la fortuna di conoscere Matteo da un bel numero di anni, di conoscere il suo lavoro e la sua modalità di lavoro ma devo dire che con il suo talk all’x Media Lab è riuscito a sorprendermi. Forse perchè ha colpito esattamente nel segno di una riflessione che stavo anch’io portando avanti. Ci troviamo difronte ad un parterre di persone che operano o vorrebbero operare nel transmedia ma chi davvero ne capisce le implicaioni?

Matteo è partito con quella che è una buona e chiara definizione di Transmedia: “Transmedia storytelling is the vanguard process of conveying messages, themes or storylines to a mass audience through the artful and well-planned use of multiple media platforms and product lines. it is a philosophy of communication and brand extention that creates intense audience loyalty and long-term engagement, enriches the value of creative content, and generates multiple revenue streams.”

Fin qui tutto ok. Chiaro. Condivisibile. Però questa definizione non spiega cosa c’è dietro e come funziona. Matteo nel suo talk, a partire dall’antico proverbio cinese che recita “Raccontami, mi dimenticherò, Mostrami, mi ricorderò, Coinvolgimi, capirò”, ha totalmente switchato il punto di vista e ha raccontato che cos’è il Transmedia dalla prospettiva dell’utente: “Transmedia Storytelling is the ultimate source of solutions and happiness for an audience, whose entire repertoire of senses and perceptions is engaged through the skillful use of mystery, that generates an overall emotional involvement and leads the audience to copy, decide and finally create their own parallel universe”.

Trasmedia può essere visto come un mix di tecnologia, storia (il contenuto), mistero, memorie, tempistica e soluzioni. Il mistero attiva la curiosità dell’utente; a sua volta la curiosità porta l’attenzione, l’interesse e infine l’ammirazione.

Matteo rocks!