Da appassionata di arte contemporanea quale sono, visitando Porto non ho potuto fare a meno di imbattermi nella Fondazione Serralves, un’istituzione europea che ha come mission dichiarata (anche sul sito): “to raise the general public’s awareness concerning contemporary art and the environment.”Per perseguire questo ambizioso goal, la Fondazione conta su di un Museo d’Arte Contemporanea straordinario, una biblioteca,un’auditorium e su un parco stupendo e costellato di istallazioni.

Il motivo che mi spinge però a scrivere oggi è un altro. Durante la mia visita ho avuto modo di partecipare a tre mostre meravigliose: una personale fotografica di Thomas Struth, una personale del grandissimo pittore ed illustratore Eduardo Batarda e la mostra “From the page to the space: published paper sculptures“. Tre mostre eccezionali. All’uscita come capita spesso quando si vede una mostra che colpisce il segno, mi sono precipitata al bookshop per vedere i cataloghi. Purtroppo, viaggiando con solo il bagaglio a mano e comunque avendo un budget ristrettissimo, sono riuscita a comprare solo quello della terza mostra che era di dimensioni “trasportabili” secondo gli standard Ryan air e fattibili secondo le “mie tasche”. Delle altre due mostre ho cercato un segno. Almeno una cartolina. Volevo riportarmi indietro un pò di quella meraviglia. E invece nulla. Ero un pò triste così sono andata al desk accoglienza e ho compilato, come sempre faccio quando visito un museo per la prima volta, la scheda post visita lasciando commenti super positivi e sinceri e permettendomi di suggerire l’idea della cartolina.

Poi sono tornata in Italia e ovviamente me ne sono dimenticata. Dico ovviamente perchè io compilo sempre le schede e nessuno mi ha mai “filato”. Due giorni fa ho invece ricevuto una lettera dal Managing Director della Fondazione. Beh questa lettera, da italiana, da amante dell’arte, da fruitrice di musei, mi ha commossa! La Fondazione infatti ha preso in considerazione la mia idea e ha deciso di realizzare le cartoline sulle mostre in modo ce tutti possano portar via un qualcosa anche chi come me non aveva spazio in valigia o chi non ha i soldi per il catalogo (sempre come me!). Non solo, la Fondazione per ringraziarmi dell’idea mi ha mandato le cartoline da visionare.

Ribadisco sono commossa. E vorrei davvero che questo post potesse servire alle nostre mute istituzioni culturali. I musei infatti sono beni comuni, a noi “utenti” spesso è richiesta la partecipazione (spesso ahimé elitaria dati i costi – e anche su questo il Portogallo sta avanti perchè tutte le domeniche mattine si entra tutti gratis), è richiesto un feedback (che al 90% non avrà un riscontro, almeno nel mio caso la statistica è del 100%). E allora se davvero anche noi siamo i musei, se un museo senza “noi” non serve, iniziate a considerarci sul serio. Grazie Fondazione Serralves, grazie per questa lezione di civiltà!