Napoli è una città ricca di suggestioni, scorci e vere e proprie vibrazioni. Trasuda cultura e storia. Camminando nella località “fontanelle” (chiamata così per la presenza di rivoli d’acqua delle colline circostanti) mi sono imbattuta in un luogo incredibile, un autentico mix di sacro, profano, speranza e paura: Il Cimitero Storico delle Fontanelle, un luogo di culto e di macabro fascino, in cui si concentrano leggende e racconti di miracoli. Il Cimitero raccoglie cumoli di teschi, croci di ossa, tombe scoperte con scheletri scomposti, in una surreale atmosfera tra un film horror e un quadro crepuscolare.

 

fontanelle4

 

Parlavamo dei rivoli d’acqua. In realtà dalle colline (oggi chiamate “Colli Aminei”) partivano quattro impluvi che, incidendo il tufo, lo mettevano a nudo creando dei veri e propri valloni, attraverso cui trovava recapito la cosiddetta “Lava dei Vergini” (colate di fango e detriti provenienti dall’erosione della coltre piroclastica che ammanta le colline circostanti).
La “lava dei vergini” per millenni ha eroso il vallone delle Fontanelle e della Sanità, creando le condizioni ottimali per l’estrazione del tufo.
A metà del XVI secolo, la lava provocò un’enorme voragine nella strada delle Fontanelle, per cui si ordinò ai “salmatari di riempire la stessa con sfabbricatura”; questa notizia ci fa capire che già a quel tempo le Fontanelle erano praticate dai salmatari. Da questa foto qui sotto si percepisce la grandezza della cava:

 

fontanelle 6

 

All’epoca i morti venivano interrati nelle chiese, dove però non c’era più posto per cui i salmatari, di notte, li disseppellivano e li scaricavano nelle vecchie cave abbandonate. A seguito dell’ennesima alluvione, dalle cave fuoriuscirono molte salme e si racconta che gli abitanti della Sanità non uscivano di casa per non riconoscere i propri morti. Fu ordinato, quindi, ai salmatari ricomporli nell’ultima cava.
L’origine di questo ossario, però, si fa risalire al XVI secolo quando la città fu flagellata da tre rivolte popolari, tre carestie tre terremoti, cinque eruzioni del Vesuvio e tre epidemie e, essendo il luogo isolato, fu qui che vennero raccolti i cadaveri delle vittime. Dopo la micidiale pestilenza del 1656 la cava divenne un ossario. Caduto in disusao nel 1872 fu affidato al canonico Gaetano Barbati (presente in una statua di gesso nel Cimitero) ed aera frequentabile solo nel giorno di Luna (da sempre identificato con i morti): il lunedì.

Nell’ordinare le ossa furono messe nella navata retrostante la chiesa quelle provenienti dalle parrocchie e dalle congreghe, per cui essa fu detta “navata dei preti”; la centrale fu chiamata “navata degli appestati” perché in essa erano stati sotterrati questi morti. L’ultima è la “navata dei pezzentelli” perché qui furono accomodate le ossa della gente povera. Così il cimitero entrò nel costume cittadino. Se passate da Napoli è una tappa consigliatissima.