Ieri sera sono andata a vedere Lei (Her), film del 2013 scritto e diretto da Spike Jonze, con protagonista Joaquin Phoenix, che si è aggiudicato il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Presentato al Festival del Film di Roma si è aggiudicato un curioso premio alla miglior interpretazione femminile a Scarlett Johansson che, per inciso, nel film non compare ma è la voce di Samantha – il sistema operativo di cui si innamora il protagonista.
Il film racconta un futuro – non troppo lontano da oggi – in cui gli uomini vivono in simbiosi con la tecnologia e macchine, computer e cellulari sono in grado di provare emozioni, di suscitarle e rielaborarle. Una riflessione ironica e amara su una situazione che iniziamo a conoscere bene al punto di sfiorare un concetto di umorismo pirandelliano, nato da una ponderata riflessione che genera una sorta di compassione da cui si origina un sorriso di comprensione. Nell’umorismo c’è il senso di un comune sentimento della fragilità umana da cui nasce un compatimento per le debolezze altrui che sono anche le proprie. Non solo il film tocca alcune tematiche calde e profonde che caratterizzano il nostro secolo, dalla solitudine “umana” dell’individuo che vive on line una vita parallela (il protagonista ha 1000 amici on line e 1 amica reale), alla veridicità dei sentimenti provati per le presenze “virtuali” – tema questo che fa scagliare l’ira dei ben pensanti ma che in fondo risponde alla domanda ben espressa nel film dall’amica del protagonista ovvero: chi può giudicare un sentimento se non chi lo prova?

L’interpretazione è ottima. Jonze si concede il lusso di usare l’attrice più attraente ma solo in audio, senza mai farla vedere, chiedendo così uno sfrorzo attivo al cervello dello spettatore chiedendogli di sollecitare il rinforzo legato a quella voce, e appoggiandosi alla capacità di Joaquin Phoenix di “ascoltare”, cioè di essere l’unico inquadrato in ogni conversazione significativa, volto emittente e ricevente di tutte le battute. Una storia d’amore al singolare che non giudica negativamente la tecnologia, anzi la abbraccia quasi fisicamente.

Un film da vedere e da ascoltare lasciandosi alle spalle un bel pò di pregiudizi e non avendo paura di emozionarsi (la camminata al mare) o di essere totalmente spiazzati (la gita in barca). Una sceneggiatura strepitosa che colma l’abisso di vuoto narrativo cinematografico che caratterizza gli ultimi anni, tra le tante pellicole che si ripetono e le solite storie.

Qui il trailer ufficiale