Ieri pomeriggio, in una Torino piovosissima ma illuminata dalle consuete e splendide Luci d’artista, sono andata a visitare, presso Palazzo Cavour, il percorso ideato e curato da Maurizio Cattelan, Myriam Ben Salah e Marta Papini. Cattelan è il geniale Artista ed ideatore e mente – insieme al fotografo Pierpaolo Ferrari – di Toilet Paper e – insieme a Paola Manfrin e Dominique Gonzalez-Foerster – di Permanent Food).

Il provocatorio titolo della mostra, “Shit and die“, altro non è che uno dei famosi slogan al neon di Bruce Nauman (“One Hundred Live and Die”, del 1984, che vedete qui sotto in un frammento fotografico).

 

Bruce Nauman

Maurizio Cattelan, insieme alle due giovani curatrici, ha ideato un percorso diviso in sette sezioni, ognuna delle quali dedicata a un aspetto particolare di Torino: design, opere d’arte e oggetti presi in prestito dalle collezioni e dalle istituzioni della città, entrano in contatto con opere contemporanee site specific realizzate apposta per la mostra dando vita a un dialogo che dal particolare arriva all’universale toccando diversi temi esitenziali, uno su tutti la vita e la morte, proprio come sottolinea il titolo della mostra. Qui sotto il logo.

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Per citare una delle opere che mi hanno colpita dritto al cuore “Fortunately absurdity is lost” (2014, Stelios Faitakis). L’artista greco ha prodotto per “Shit and Die” un murale che racconta in maniera davvero profonda la storia di Torino attraverso le piazze e i luoghi che ne hanno fatto da scenario. Una storia di eroismo e antieroismo che passa per l’ultima manifestazione di Lotta Continua (una protesta di sole donne caricate violentemente dallo stesso sistema d’ordine dell’organizzazione nel 1975), l’episodio della pazzia di Friedrick Nietzsche del 1888 in Piazza Carlo alberto, la costruzione del traforo del Frejus, i paesaggi che hanno ispirato de Chirico. Un’opera wow che mi ha fatto fermare e paralizzare in piena sindrome di Sthendal. Qui sotto una delle tre pareti (“But they have hoped for much more”, 300×533)

 

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L’allestimento, complesso e interconnesso, presenta lavori di artisti affermati accanto a quelli di giovani emergenti e alcune vere e proprie chicche come la sezione “Fetish”che, ispirata dallo storico padrone di Palazzo Cavour, esplora i resti del suo destino pubblico e privato che si riducono a un approccio non convenzionale alle rovine lasciate alle spalle del  passato industriale di Torino: fascinazione per gli oggetti, ossessione per l’accumulo e il collezionismo e un piacere per simboli e feticci.

 

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Un’altra stanza è dedicata all’artista Aldo Mondino, figura strana, controversa e melanconica dell’arte piemontese, mentre l’entrata è un omaggio all’artista Hans-Peter Feldmann, con il rifacimento dell’opera con la quale vinse il premio Hugo Boss al Guggenheim di New York: una parete ricoperta da migliaia di banconote da un dollaro,  banconote vere per 40 mila dollari, che un pò simboleggia proprio che la cacca si può anche trasformare in denaro, o viceversa. Si tratta di «The Hug 2014», un lavoro di Eric Doeringer.

 

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La mostra, prodotta da One Torino –  il braccio culturale di Artissima, che ha inaugurato il 5 novembre, è visitabile fino all’11 gennaio. L’ingresso costa 5,00 euro per chi non possiede la carta musei e il bookshop è fornitissimo. Le foto che vedete nell’articolo sono di Giulio Pascali (CitymakersGT). Non perdetela!!!!