Amate l’Architettura è un movimento per l’architettura contemporanea nato a Roma sulla base di una profonda riflessione svolta da alcuni architetti: nel tempo il valore culturale dell’Architettura si è definitivamente dissolto nell’immaginario collettivo con la conseguente, inconsapevole, distruzione delle città, dovuta alla scomparsa dell’Architettura dagli spazi in cui viviamo. Il ruolo dell’architetto nella società è divenuto marginale e il suo contributo non è più ritenuto fondamentale.

A fronte di questa considerazione, la volontà di assumersi una responsabilità riconoscendo nella forte individualità e nella difficoltà nel condividere le identità in un percorso comune insite nell’oprare stesso degli architetti, uno dei problemi. Per ribaltare questa realtà, la decisione di fondare un Movimento per la difesa dell’Architettura contemporanea con un nome tratto dal volume (omonimo) di Gio Ponti pubblicato nel 1957.

 

ponti

 

Amate l’architettura si propone di lavorare per:

  1. la divulgazione del valore dell’Architettura contemporanea nella società;
  2. la promozione di una legge per l’Architettura;
  3. la sensibilizzazione della politica, dei mass-media e dei costruttori al valore dell’Architettura e al rispetto del progetto;
  4. la valorizzazione del ruolo dell’Architetto nella società e la tutela del progetto come opera dell’ingegno;
  5. la ridefinizione delle competenze tra Architetti, Ingegneri, Geometri e periti tecnici;
  6. il ripensamento della formazione Universitaria dell’Architetto;

Il Movimento non vuole essere un’ennesima Associazione di architetti che si perde nei dibattiti, nelle conferenze, nelle mostre, frequentate sempre e soltanto dagli stessi architetti, ma vuole compiere azioni concrete che possano modificare l’attuale situazione in cui versa l’Architettura in Italia.

L’Architettura segna le nostre vite, rimodula l’ondulante viaggiare del nostro sguardo e il concetto stesso di orizzonte cittadino. Non solo, pensate alle importantissime parole di Peppino Impastato:”Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore“.

Uno dei compiti fondamentali dell’architettura dovrebbe proprio essere quello di educare alla bellezza, tutti ne gioveremmo. Il senso civico di ognuno di noi sarebbe naturalmente coltivato. La periferia non chiama voglia di trasandatezza in quanto tale, ma lo fa perchè presenta spesse volte scenari di trasandatezza insiti nelle sue architetture.

Non posso fare a meno di aderire e di rilanciare con forza le proposte di questo movimento e di invitarvi a partecipare tramite il loro gruppo su facebooksul blog, partecipando, inviando proposte, suggerimenti, o contattando a questa mail: info@amatelarchitettura.com.